Ascii Art La prima
volta che ho visto una Madonna con Bambino in bianco e nero, tutta di
x battute con la macchina per scrivere su un lungo foglio bianco, ho provato
una gran bella meraviglia. Righe di x, spazi, e poi righe di x che nel
colpo d'occhio ricreavano un quadro, non "quel" quadro ma l'effige
di molte Madonne con Bambino, in mostra sopra gli altari laterali o nei
musei. Colpiva, nella meraviglia, sia il realismo dei volti, delle mani,
delle vesti, in un chiaroscuro impercettibile, sia il fatto che erano
soltanto delle x, spinte sulla carta in un ticchettio veloce. Punzonatura
più che pittura. Erano anni fa. Oggi, c'è ancora chi batte
le x per disegnare (che poi sono x e altre lettere), nel silenzio del
computer. Ticchettio di tastiera, non più punzonatura. Pixel al
posto di un nastro inchiostrato, che di solito impiastricciava le dita
quando c'era da cambiarlo. Questo ticchettio pittorico si chiama ascii
art.
In internet ci sono parecchi siti dedicati all'ascii art.
Il Dizionario Internet (Marco D'Auria, Editori Riuniti) ci informa che
ascii è l'acronimo di American Standard Code for Information Interchange,
e si pronuncia "aschi", come un bell'esemplare di cane polare.
Io ho sempre letto ascii, con una "sc" leggera, soffiata, scivolata.
Sbagliavo da subito.
Proseguo con il dizionario: Tecnicamente è uno standard per la
codifica di caratteri leggibili in codici binari a sette bit. Nella pratica
è lo standard utilizzato dal computer con diversi sistemi operativi
per "parlarsi". (
) Quando un utente scrive un messaggio
di posta elettronica usa, per essere compreso e letto da tutti, caratteri
Ascii. (
) Vengono utilizzati anche per esprimere emozioni (le faccine).
Al di là di un sistema che uno utilizza senza conoscerne i meccanismi,
riprendo la meraviglia della ascii art. Più il disegno è
fotocopia del soggetto reale più cresce lo stupore. L'arte ascii
forse ha involontariamente qualcosa di citabile dal noto "L'opera
d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica" di Walter
Benjamin (Einaudi, 1970)? Forse no, ma spesso Benjamin viene in mente
un po' come gli aforismi di Wilde o di Flaiano.
Riproducibilità della somiglianza. E' quanto ci si aspetta dalla
ritrattistica, ovviamente, che riconduce sempre ad una origine. La somiglianza
rispecchia le capacità del riproduttore, anche se l'artista coglie
della persona che ritrae un sé dietro le quinte. Sarà anche
la sua anima, ma se il ritratto non gli assomiglia cade il punteggio della
capacità esecutiva. La somiglianza è la pietra di paragone
delle capacità costruttive di chi usa lettere da tastiera al posto
di una matita. L'arte ascii è una sorta di puntinismo o di mosaicismo.
La bravura sta nel saper scegliere le lettere giuste per creare l'effetto
chiaroscuro, che determina una tridimensionalità, ed è in
questa selezione che scopriamo la morfologia della nostra scrittura, la
sua struttura di segmenti assemblati. Un amico giapponese mi ha fatto
notare che la nostra scrittura, a mano, utilizza talmente tanti segmenti
che in confronto l'ideogramma è un riassunto linguistico. Proviamo
a scrivere una frase breve, e a contare i "segnetti" che occorrono
per "disegnare una frase" e forse non gli daremo torto.
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Riproducibilità
della somiglianza. Quando il ritratto di Marilyn Monroe è davvero
lei, in una sequenza di lettere e numeri, lo stupore di chi osserva è
pronto a dare valore a questo "disegno". Certo, è pur
sempre una copia, e così il quid dell'arte diventa un tot artigianale,
tra tecnica ed esperienza.
La Gioconda è lei, le assomiglia al cento per cento. La prima indagine
si indirizza verso il sorriso, quel sorriso che qualche storico dell'arte
ha voluto enigmatico, e chiosato da turisti in calca davanti al cristallo
antiproiettile (dietro il quale può benissimo esserci una copia,
non fatta di x, ovviamente, ma sempre copia), nella sala più affollata
del Louvre (anche la sala delle mummie ha parecchio calore umano, e pure
loro, le mummie, più sono conservate più ci stupiscono perché
"somigliano").
La tastiera
del computer disegnata in ascii ha il sapore della pittura "degli
interni", quando l'artista dipingeva il suo atelier e gli strumenti
del lavoro: il cavalletto, la tavolozza, la brocca con i pennelli, la
cassetta dei colori. L'arte ascii può sembrare, come ogni azione
di riproducibilità, un genere parassitario, che vive addosso all'originale,
del quale ha bisogno per procurarci uno stupore. In fondo è un
po' come Piazza San Marco, il Canal Grande, la Piramide, la Sfinge che
a Las Vegas sono poco al di sotto della scala reale. Anche lì,
stupore della riproducibilità della somiglianza. S'intende, con
le dovute differenze tra ascii e chemin de fer.
Stampare l'arte ascii su carta ha i suoi limiti, al di là di un
A3 non si può ovviamente andare. Alcuni lavori, specialmente i
soggetti floreali, fanno pensare al ricamo, al tombolo, ad un fai da te
del cucito, nella riproducibilità da cartamodello allegato ad un
fascicolo settimanale delle arti domestiche.
Diverso è riprodurre l'immagine su un pannello 6 metri per 9, o
anche di più. Immaginiamolo appeso ad una parete tutta bianca di
un museo dell'espressione contemporanea. Il volto della Gioconda, così
grande, visto da vicino è solo una trama di lettere e numeri; bisogna
allontanarsi per cogliere la somiglianza. Ma anche così, in un
geroglifico dattiloscritto, in un realismo dilatato a tal punto da essere
solo traccia, l'effetto pittorico non sarebbe male.
Torniamo all'acronimo. American Standard Code for Information Interchange.
Lasciando il merito agli inventori statunitensi, si potrebbe riformulare
l'acronimo, in modo semplice semplice: Amichevole Scrittura Che Impariamo
Insieme.
mdn
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