Dalla
colomba di Picasso a Ernst Gombrich. E viceversa.
In Segnal'etica,
appena iniziata la guerra in Afghanistan, avevamo messo in prima pagina
La colomba della pace, di Picasso. Un segno/simbolo facilmente rintracciabile
in molte pagine ciclostilate del pacifismo di ieri, e nei manifesti e
sulle T-shirt di chi era ed è contro la guerra. Il 3 novembre 2001
è morto Ernst H. Gombrich. Era nato a Vienna nel 1909. Molte generazioni,
compresa la mia, hanno studiato i suoi saggi sull'arte. Colomba di Picasso
e Gombrich avevano qualcosa in comune; non me lo ricordavo. Poi, la lettura
di alcuni articoli dedicati al grande storico dell'arte mi ha fatto ripescare
un suo libro, A cavallo di un manico di scopa (è del '63;
la seconda edizione Einaudi è del 1980). Il libro raccoglie - leggo
dalla prefazione dell'autore - relazioni, conferenze, articoli scritti
in "diversi periodi e con diversità d'intenti (
), tuttavia,
voglio sperare, hanno qualcosa in comune: delineano tutti la reazione
di uno storico ai problemi sollevati dall'arte del suo tempo".
Sulla quarta di copertina c'è scritto: "(
) nel saggio
Psicanalisi e storia dell'arte è la colomba dipinta da Picasso
a fare da trama per una puntuale ricognizione nella discussione freudiana
fino a ricavarne il senso della dinamica relazione con i fatti artistici".
Vado a pagina 48 del libro (seconda edizione). Il saggio Psicanalisi e
storia dell'arte è un discorso letto nel novembre del 1953, alla
British Psyco-Analytical Society, per la conferenza annuale in onore di
Ernest Jones.
La "Garzantina" aiuta all'occorrenza, anche per la sua sintesi
cristallina: Jones Ernest (1879-1958) psicoanalista scozzese. Biografo
di Freud (Vita e opere di Freud, 1953-57) e autore di originali studi
sul simbolismo sessuale nei miti cristiani.
Da altra fonte apprendo che Jones ha fondato a Londra, nel 1913, la Società
britannica di psicanalisi e che ha diretto per vent'anni l'Associazione
Internazionale di psicanalisi. Un personaggio importante, dunque, tanto
da essere celebrato in vita.
Nella sua conferenza, Gombrich allarga il tema psicanalisi e arte, con
riferimenti a vari pittori; prendo solo i passaggi sulla colomba e su
Picasso.
Gombrich punzecchia con ironia (e cultura) i simboli: noi crediamo che
la colomba sia uccello mitissimo, in realtà "sappiamo da Konrad
Lorenz che colombi e piccioni sono ferocemente aggressivi, e forse anche
ciò ha la sua importanza. Ma lo psicanalista desidera scavare sotto
a questo significato di superficie. Egli si chiederà quali altre
caratteristiche possono aver contribuito al successo della colomba come
simbolo".
Non so se è per via della sua mitezza (che poi non è costante,
perché anche le colombe nel loro piccolo
) se la colomba è
simbolo di pace. La storia biblica ci racconta che Noè, dalla sua
arca, fece volare una colomba e che questa tornò con un ramoscello
d'ulivo (anch'esso simbolo di pace), ad annunciare che il diluvio aveva
terminato la sua furia distruttiva. Non è un caso che il piccione
viaggiatore sia un messaggero. Sarà anche mite, certo è
che la colomba è uccello temerario, che sfida l'ignoto (e una terra
sommersa è abbastanza disorientante). Colomba simbolo di pace non
per la sua mitezza, dunque.
Gombrich cerca, nella colomba di Picasso, significati personali. In Picasso
devono riferirsi più al piccione. Sabartés, amico di Gombrich,
racconta che nell'infanzia del pittore erano presenti non pochi piccioni,
che suo padre, Pepe Ruiz, ero solito dipingere. Piccioni impagliati, che
don Ruiz - artista e direttore del museo di Maiorca si portava
dietro, da casa all'ufficio. A quanto pare, Picasso era "paralizzato
dalla paura quando lo lasciavano solo a scuola, e racconta come si aggrappava
a suo padre, e tratteneva il bastone paterno, i pennelli e soprattutto
un piccione impagliato, come ostaggi, perché voleva essere sicuro
che suo padre sarebbe ritornato".
La paura frenetica di perdere il padre nascondeva un evidente desiderio
da complesso edipico, dice Gombrich. E ricorda che Piccasso aiutò
il padre a dipingere piccioni, e che pubblicò un annuncio in un
giornaletto per bambini nel quale chiedeva piccioni. Il complesso edipico
si rivela nel fatto che Pablo Ruiz, da adulto, "uccide" suo
padre quando sceglie di chiamarsi con il cognome della madre. Ma dalla
colomba non si libera: chiama sua figlia Paloma.
Gombrich però non vede nella colomba un significato personalizzabile,
non crede cioè che possa esservi un riferimento privato. Così
è per le tante famose opere di Picasso, dalla rivoluzionaria Les
Demoiselles d'Avignon (1907) alla celebre Guernica (1937).
Les Demoiselles è un titolo dato da un commerciante di quadri;
rappresenta un bordello in Calle de Avignon, vicino alla casa di Picasso,
a Barcellona. Ovvio che la propria vita entri nelle opere degli artisti,
ma poi l'aggancio autobiografico, i ricordi, diventano elementi significanti
con qualcosa che è affine ad altri. Gombrich scrive che "per
Picasso, come per molti scrittori suoi contemporanei, la prostituta simbolizza
le vittime della società, ed egli le conferisce una bellezza nostalgica".
I simboli possono anche manifestarsi da uno spazio intimo, personale,
ma poi devono allargarsi agli accadimenti quotidiani, nostri e di altri,
per esprimersi con un linguaggio più comprensibile. Altrimenti,
la colomba della pace non volerebbe.
Ma questa è solo, purtroppo, una debole metafora della pace, quella
che deve esistere senza guerra, e non esserne, diabolicamente, un suo
opposto, una conseguenza, che ci fa sragionare quando contrapponiamo,
esagerando, il bene e il male, il brutto e il bello, la vita e la morte.
Ci sono "dualità" delle quali si potrebbe (dovrebbe)
fare a meno. Guerra/pace, ad esempio. La seconda può fare benissimo
a meno della prima.
Per la religione cristiana la colomba è messaggera di pace dopo
il diluvio (la morte); è la resurrezione (ancora la morte) e presenza
della santa spiritualità. Spesso si giustifica la naturale dualità
delle cose (dell'esistenza) con l'esempio del giorno e della notte. Preferisco
il concetto di alternanza, che almeno non alimenta gli opposti. Adesso
è giorno per me, dopo lo sarà per te, che stai nell'altro
emisfero. Uno scambio. Pacifico.
A Pasqua, qui da noi, la colomba è un dolce, più o meno
realistico nelle forme. Ricordo che da bambino mi faceva un certo senso
tagliare la parte della testa, ma poi mi deliziavo nella glassa mandorlata.
Non sono ancora vegetariano.
Segnal'etica riprende la colomba della Pace di Picasso. Chissà
se questa colomba farà la cacca sulla testa di certe teste? Vola,
colomba, vola
MDN |
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Il
segno di-segno della colomba di Picasso è veloce: inizia saettando
dalle piume di un'ala, compie una semicurva, si modella sulla piccola
testa, riprende la semicurva al contrario, di nuovo saettando sulle
piume dell'altra ala. Il piumaggio della coda è una terza ala,
più piccola. La firma dell'autore, anch'essa divenuta un di-segno
celebre, sembra un basso orizzonte che aiuta, prospetticamente, il
volo della colomba e la porta in alto. Il ramoscello d'ulivo, che
la colomba stringe col becco, ha il ritmo grafico della firma, come
se il grande pittore volesse farsi "corpo" di pace. Ma è
solo una libera interpretazione, legata al momento, ad un desiderio
di trasformare noi stessi in portatori di pace. E' leggera, questa
colomba di Picasso, moderna e classica. Senza tempo. Forse per questo
è forte come simbolo, ma impotente come realtà concreta
di pace. Quando si è senza tempo si è lo stesso del
presente, ma si rischia di volar via e sparire. Rifacciamo il titolo?
Proviamoci: colomba di "'questa" pace.
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La
colomba della pace di Picasso riprodotta nel libro di Gombrich è
una litografia del 1950. La colomba assomiglia ad un piccione dalle
piume acuminate. Non ha un corpo morbido. Le ombre non la modellano.
Non sembra "pacifica". Forse è la durezza dell'incisione;
i bulini graffiano la pietra litografica. Ci si aspetta una beccata,
più che un fruscio d'ali. Forse è così. Forse
la colomba della pace non ne può più di essere ciò
che gli uomini (una parte di loro) non vogliamo che essa sia. La caccia
alla colomba è aperta da tempo.
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