Chi
è la ragazza col turbante e con l'orecchino di perla?
Pensando a Johannes Vermeer, è uno dei suoi dipinti più
celebri. Da qualche tempo, è uno dei ritratti più riprodotti,
visti e citati, anche al di là della pittura. L'olandese Johannes
Vermeer (16321675) dipingeva due quadri l'anno; in vent'anni fanno
una quarantina di tele, tutte straordinarie. Pochissimi gli esterni (una
veduta di Delft, sua città natale e nella quale visse, e qualche
scorcio di vicoli). La sua pittura è un affascinante catalogo di
visi (soprattutto donne), abiti, arredi, carte geografiche, strumenti
musicali. La sua tecnica pittorica è perfetta e davvero moderna,
tanto da essere "guardato" dai pittori impressionisti. La
merlettaia, la Donna con brocca, La lattaia, la Donna
in blu, La pesatrice di perle, la Ragazza che legge una
lettera presso la finestra sono opere sublimi: una donna, un vestito,
un interno, alcune suppellettili, una tavola, una sedia, e la storia può
cominciare ad essere raccontata. Queste donne sono intente a fare qualcosa.
La ragazza col turbante no. Lo sfondo è nero. Lei ci guarda, girata
verso noi di tre quarti. Chi è questa ragazza? E' ovvio che, nel
gioco investigativo, ci si può anche chiedere chi è la lattaia
o la donna con la brocca. E così per ogni ritratto sconosciuto
della storia dell'arte. Ma la nostra curiosità rovinerebbe il gusto
per la pittura. Siccome ci sono alcuni libri che in copertina hanno il
viso della ragazza col turbante, il gioco dell'identità può
coinvolgere.
La ragazza col turbante è
un racconto di Marta Morazzoni (che dà il titolo al libro, composto
da cinque racconti). La ragazza con l'orecchino
di perla è un romanzo di Tracy Chevalier. In questi
giorni (prima settimana di aprile) è uscita una monografia su Vermeer
edita da L'Espresso (in copertina, la ragazza). Due libri della casa editrice
Electa (La storia dell'arte raccontata da
Flavio Caroli; Il ritratto,
capolavori tra la storia e l'eternità) hanno la
stessa copertina, cioè la stessa ragazza col turbante. Anche Segnal'etica
è rimasta incantata dal suo volto (lo abbiamo utilizzato per una
copertina di Segnal'etica online e per i biglietti da visita promozionali,
formato A4 piegato in sei parti).
La ragazza col turbante, di
Marta Morazzoni, racconta del mercante Bernhard Van Rijk, che va in Danimarca,
da un nobile, a vendere un piccolo quadro, a cui teneva molto. L'affare
si conclude bene.
"Fu il signore, quella sera, a stabilire con generosità e
larghezza il prezzo del quadro che egli concordò con il mercante
nel definire un gioiello di inestimabile valore".
Il mercante non avrà più occasione di tornare in Danimarca.Il
racconto prosegue: il mercante muore, il figlio Jan (Johannes) eredita
i beni e il lavoro del padre. Un giorno (Jan ha quarant'anni) arriva una
lettera dalla Danimarca. E' di Arianna Herfolge. La donna scrive che deve
lasciare per sempre la casa paterna e vorrebbe" che il dipinto che
acquistammo da vostro padre potesse tornare almeno nelle vostre mani.
Non so se e quanto siate a conoscenza del valore della tela: il soggetto
è un volto di donna ritratto di tre quarti, il capo è fasciato
da un turbante e ha una perla all'orecchio". E' l'unica descrizione.
La ragazza con l'orecchino di perla
di Tracy Chevalier è la storia di Griet, sedici anni, che andrà
"a servizio dei Vermeer per otto stuiver al giorno, dovrà
fare le pulizie nell'atelier del pittore, e dovrà agire delicatamente
senza spostare né urtare nulla". E' facile immaginare che
Griet, dagli occhi grandi, verrà ritratta dal maestro.
"Tra Vermeer e Griet, l'artista e la serva, l'amato e l'amante, l'uomo
potente e la giovane donna che non possiede altro che il suo incanto e
la sua innocenza, si stabilisce un'intensa relazione fatta di sguardi,
sospiri, frasi dette e non dette", così è scritto sulla
bandella del libro. La ragazza col turbante (o con l'orecchino) ha un
nome e, al di là della finzione, possiamo darle una storia, quindi
una vita vera. Nel libro della Chevalier è Griet in prima persona
a raccontarcela. Vermeer ritrare Griet, e non vuole che lei indossi la
cuffia della serva. Ma lei rifiuta. Ce lo racconta così:
«Non vuoi scoprirti la testa?»
«No».
«Eppure non vuoi essere dipinta come una domestica, con lo strofinaccio
e la cuffia, e nemmeno come una signora con vestiti di satin, pelliccia
e capelli acconciati».
Non risposi. Non potevo scoprirmi la testa davanti a lui. Non ero il tipo
di ragazza che se ne va a testa nuda.
Vermeer e Griet raggiungono un accordo: lei si stringerà due strisce
di stoffa, azzurra e gialla, a mo' di turbante. Ma il pittore azzarda:
vuole che lie metta un orecchino della moglie.
Griet racconta:
«Non posso farlo».
«Fare che cosa, Griet». Era sinceramente sorpreso.
«Fare quello che state per chiedermi. Non posso metterlo. Le domestiche
non si mettono perle».
Siamo nel diciassettesimo secolo. Fazzoletti e perle sono elementi di
classe, nel senso marxiano del termine. Oggi, c'è ben altro a far
differenze.
Quell'orecchino, quella punta luminosa di colore, è però
indispensabile. La risposta di Vermeer al rifiuto di Griet è:
«Lo
sai che il quadro ne ha bisogno, ha bisogno della luce riflessa della
perla. Altrimenti non è completo».
Le regole sociali, con la scusa della luce, cominciano ad infrangersi?
Un serva con l'orecchino della padrona, indossato per volontà del
padrone. Questo nel romanzo. Il quadro di Vermeer (la realtà) non
indica condizioni sociali. La semplicità è più di
natura pittorica, per accrescere i contrasti dei colori, delle poche forme.
Il turbante è un accessorio popolare nell'Europa del XV secolo.
Oggi, il Medio Oriente è una storia di villaggi e città
distrutte, uomini e donne che saltano in aria, con copricapo differenti.
Vermeer ha dipinto la ragazza con la bocca socchiusa. Nella pittura olandese
significava a volte che il personaggio si rivolge allo spettatore, oltrepassando
il limite "fisico" del quadro. Questa famosa "sconosciuta
" ragazza ci guarda in modo dolce, tranquillo, ma anche con una velatura
di sospeso timore, di malinconia. Chi è la ragazza col turbate
e con l'orecchino di perla?
Massimo De Nardo
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"Per
un cineasta non esiste altri che Vermeer. E' il solo a darti l'impressione
che i suoi quadri potrebbero cominciare a muoversi. Sarebbe il supremo
operatore in assoluto". Win Wenders
Nel film di Wenders Fino alla fine del mondo
si tenta di restituire la vista ad una donna attraverso uno speciale
apparecchio in grado di convertire le percezioni delle persone prima
in immagini elettroniche e poi di trasformarle in impulsi neuronali
che trasmessi nel cervello della donna cieca possano consentirle un
vedere mentale. Occorre una immagine che abbia la forza e la bellezza
di un archetipo. Wenders sceglie La ragazza col turbante, e costruisce
un ambiente prendendo spunto da altri quadri di Vermeer.
(Foto e notizia tratte da Arte e dossier, agosto
2001, Giunti editore) |
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Guanda Editore |
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